Nuovi spazi, innovazioni tecnologiche e formazione continua: l’educazione italiana è veramente pronta ad affrontare le sue sfide? Un’intervista con Dianora Bardi
La campanella suona, ma nell’edificio rinnovato di via Manzoni non c’è più la fila ordinata di banchi: studenti su sgabelli colorati discutono al centro di un open space digitale.
In questo fermento, Dianora Bardi – pioniera di Imparadigitale – lancia la domanda che scotta: «La scuola italiana è davvero pronta?».
Le sue risposte, dense di visione e pragmatismo, meritano di essere ascoltate subito!
Scuole 4.0: la rivoluzione di spazi e tecnologie secondo Dianora Bardi
Per l’esperta, il progetto ministeriale “Next Generation Classrooms” non è un semplice restyling: è l’occasione di mutare postura, voce e ritmo dell’apprendimento.
Monitor touch, arredi mobili e device BYOD devono fondersi in ambienti che favoriscono ricerca, dibattito e creatività spontanea.
La consultazione condotta da INDIRE su 320 istituti pilota mostra già un aumento del 24 % nell’uso di metodologie attive, dalla classe capovolta al debate.
Dalle aule tradizionali ai learning hub flessibili
Bardi ricorda l’esperimento del Liceo Banfi di Vimercate: banchi via, entrano tavoli esagonali e pareti scrivibili. In quattro mesi, gli errori di distrazione in matematica crollano del 18 %.
«Lo spazio parla!», ribadisce, invitando i dirigenti a guardare gli showroom di CampuStore dove robotica e laser cutter dialogano con l’arte di Kandinskij.
Non è fantascienza, è la nuova normalità voluta dagli studenti che vivono su ScuolaZoo e cercano la stessa interattività nei corridoi scolastici.
Formazione continua dei docenti: il vero acceleratore del cambiamento
Senza professori competenti, gli arredi restano scenografia inerte. Bardi sostiene percorsi modulati sul modello micro-learning: dieci minuti di tutorial su WeSchool, subito una prova sul campo, quindi feedback in community.
Il recente X Rapporto INDIRE rileva che i colleghi che seguono 30 ore annue di aggiornamento digitale producono il doppio di contenuti interdisciplinari rispetto ai colleghi “analogici”.
Una statistica che fa riflettere, vero?
Come comunità e piattaforme colmano il gap digitale
L’hub piemontese “Docenti In Rete”, nato con Softeco, offre webinar gamificati che premiano con badge spendibili sul catalogo di Gruppo Editoriale Pearson Italia.
Chi desidera approfondire didattica per competenze trova su Treccani Scuola percorsi certificati con tutor esperti.
E per portare la letteratura in realtà aumentata? Ecco i manuali interattivi di Mondadori Education, testati da 1 200 insegnanti nel 2024.
Sfide aperte: equità, valutazione e alleanze strategiche
Bardi non tace le criticità: nel Sud il 31 % degli edifici non dispone di fibra stabile; serve un piano Marshall per l’infrastruttura.
Altra spina: la valutazione delle soft skill. «Non basta contare risposte esatte», avverte, citando l’algoritmo di Fidenia che traccia collaborazione e creatività in tempo reale.
Ultimo nodo, le alleanze: università, imprese e fondazioni dovranno co-progettare master di “educational design” perché il cambiamento regga alla prova del tempo.
Che cosa serve domani mattina?
Budget certo, team interfunzionali e il coraggio di sperimentare: questo il tris d’assi che Bardi consegna ai dirigenti scolastici.
Se l’Italia saprà giocarlo, le aule diventeranno incubatori di cittadinanza digitale, pronte a formare menti critiche e curiose.
La campanella finale non sancirà più la fine della lezione, ma l’inizio di un apprendimento perenne!
Source: www.orizzontescuola.it
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