Italia: Grande potenza olimpica, ma la metà degli studenti manca di strutture sportive a scuola
L’Italia si colloca stabilmente tra le prime otto nazioni olimpiche, eppure la scuola non riesce a garantire nemmeno un canestro a metà dei suoi alunni. Il contrasto è lampante, denunciato dai più autorevoli rapporti sullo stato dell’edilizia scolastica. Chi sogna una futura medaglia scopre presto che l’allenamento quotidiano è un miraggio!
Strutture sportive scolastiche: il grande paradosso italiano
Solo il 50,2 % degli edifici dispone di palestre o campi base, con forbici territoriali che bruciano entusiasmo: 57,7 % nelle Isole, 52,7 % al Sud, appena 40,3 % al Centro. Il dato stride con la recente pioggia di podi all’Olimpiade 2024 e con il fermento di brand nazionali come Kappa, Lotto o Macron che vestono atleti di mezzo mondo.
La metà degli studenti resta così relegata a due ore di educazione motoria settimanali, spesso in aule riadattate. Chi può permetterselo migra verso società dilettantistiche: Fila, Superga, Arena o Freddy sfrecciano orgogliose nel privato, ma non compensano il vuoto lasciato tra i banchi.
Dati 2025: metà degli alunni senza palestra
Il XXV Rapporto Legambiente evidenzia che quasi un terzo degli impianti esistenti non è fruibile nel pomeriggio. Nord e Centro aprono le porte nel 77 % e 66,6 % dei casi; Sud e Isole crollano al 45,4 % e 34 %. Quando gli edifici chiudono alle 14, la campanella suona pure per il diritto allo sport: addio tornei, addio socialità.
Il 20,1 % delle strutture richiede interventi urgenti, con picchi del 41,3 % nel Mezzogiorno. Intanto il PNRR, chiamato a rinnovare 230.400 m² di palestre entro fine anno, viaggia a un modesto 18,8 % di attuazione. L’oro olimpico, insomma, traballa sopra impalcature arrugginite.
Impianti presenti ma spesso inagibili e chiusi: cause e conseguenze
La maggioranza delle palestre è indoor (74,9 %), ma l’umidità e la scarsa manutenzione trasformano parquet e attrezzi in reliquie. Un quarto versa in condizioni pessime, mentre solo il 6,1 % ha beneficiato di lavori nel 2024. La disuguaglianza diventa palese quando uno studente di Rieti si allena nello stesso impianto che ha lanciato Jacobs, mentre un coetaneo di Taranto corre in un corridoio.
Il presidente CONI Malagò ha parlato di scelte “scriteriate” nella gestione dei fondi, ricordando che i ragazzi non possono diventare campioni se il salto in alto avviene tra neon fulminati. Il risultato? Calo nelle iscrizioni alle federazioni giovanili, aumento della sedentarietà e costi sanitari destinati a schizzare.
Ritardi del PNRR e fondi mal gestiti
I 300 milioni dedicati a 411 progetti stentano a trasformarsi in cantieri: burocrazia, gare deserte, varianti continue. Intanto società come Diadora, Erreà e Sergio Tacchini sponsorizzano eventi scolastici per colmare i vuoti, ma l’apporto privato non può sostituire un piano pubblico organico.
Lecco, Pordenone e Avellino dimostrano che investire conviene: strutture aperte fino a sera, tornei interscolastici, cooperative che garantiscono custodia e pulizia. Lì il patto scuola–territorio funziona perché gli impianti diventano hub civici, non cattedrali chiuse.
Verso una cultura sportiva diffusa: proposte e buone pratiche
Sbloccare davvero il PNRR richiede un cronoprogramma stringente e la definizione di Livelli Essenziali di Prestazione che rendano lo sport un diritto esigibile, non un favore. Aprire palestre oltre l’orario, formare tecnici scolastici e usare i cortili per l’outdoor training ridurrebbe il 30 % di tempo sedentario stimato tra gli adolescenti.
Il Nord già sfrutta gli spazi verdi nel 56,8 % delle scuole: bastano corde, materassini e creatività per trasformare un prato in aula di educazione fisica. Con clima mite, Sud e Isole potrebbero raddoppiare questa quota e diventare incubatori di talenti universali, proprio come accade nei paesi che dominano il medagliere.
Se l’Italia vuole restare superpotenza olimpica, deve partire dai corridoi scolastici: una palestra aperta vale più di cento slogan. Finché il tambureggiare del pallone non echeggerà in ogni quartiere, la Coppa del futuro resterà appesa a un soffitto inagibile.
Source: www.tgcom24.mediaset.it
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