Italia fanalino di coda in Europa: Solo il 51% degli studenti si sente pronto per il futuro, mentre l’istruzione fatica a tenere il passo con le competenze digitali e la formazione sull’intelligenza artificiale.
LโEuropa corre sul digitale, lโItalia zoppica e gli studenti lo avvertono subito. Solo il 51 % dei ragazzi dichiara di sentirsi preparato al domani, mentre lโintelligenza artificiale galoppa fuori dalle aule. Il presente chiede velocitร , la scuola risponde con il freno a mano tirato.
Competenze digitali carenti: il nodo principale per gli studenti italiani
Ogni anno il DESI inchioda il Paese agli ultimi posti, e la fotografia non cambia: connettivitร lenta, laboratori sottodotati, docenti in affanno. In questo vuoto crescono incertezza e timore, tanto che un alunno su due dubita di poter competere con i coetanei europei. Il paradosso? I dispositivi non mancano, ma mancano percorsi strutturati che insegnino a usare codice, dati e algoritmi in modo critico!
Perchรฉ soltanto il 51 % si sente pronto per il futuro?
Tre fattori spiccano: poche ore di educazione digitale curricolare, scarsa interazione con lโindustria tecnologica, valutazioni ancora ancorate alla memoria piรน che al problem solving. Gli stessi studenti raccontano di lezioni piene di teoria ma prive di casi concreti; intanto, progetti europei come DigComp restano episodi isolati. Lโinadeguatezza diventa frustrazione, e la frustrazione disinnesca la curiositร .
Il risultato emerge nei dati Invalsi piรน recenti: calo di cinque punti in matematica, otto in scienze computazionali. Non sorprende che le immatricolazioni in discipline STEM continuino a scendere.
Scuola, imprese e intelligenza artificiale: unโalleanza ancora fragile
Quando la didattica tentenna, il mercato risponde in ordine sparso. Olivetti rilancia i suoi storici laboratori nelle scuole tecniche, TIM finanzia corsi di 5G nelle periferie, Leonardo porta simulazioni di volo aumentato nei licei aeronautici. Sono iniziative lodevoli, ma slegate fra loro: manca ancora un ecosistema che colleghi istituti, aziende e policy maker in modo sistemico.
Il recente accordo tra Eni e il Ministero dellโIstruzione per lโeducazione energetica digitale mostra la strada: appena partito, ha giร coinvolto duemila studenti in hackathon sullโefficienza. Tuttavia, finchรฉ non si stabilirร un curricolo nazionale sullโIA, simili esperienze resteranno isole felici.
Progetti pionieristici: da Campus Party Italia a Talent Garden
Il fermento bottom-up รจ tangibile: Campus Party Italia riempie padiglioni di workshop su machine learning, mentre Talent Garden lancia bootcamp che miscelano design thinking e Python. Perfino H-FARM, alle porte di Venezia, ha creato un liceo internazionale dove lโIA รจ materia trasversale, con mentor di Reply ed esperti di Engineering Ingegneria Informatica.
Questi hub dimostrano che la contaminazione funziona: gli studenti imparano competenze, ma soprattutto atteggiamento sperimentale. Serve perรฒ un ponte stabile con la scuola statale per evitare che il futuro dipenda solo dal codice postale.
Dove il ponte รจ stato avviato โ basti pensare al programma Smart School promosso da Almaviva in Sicilia โ le iscrizioni ai corsi di informatica sono balzate del 23 % in un solo anno.
Quali strade percorrere per uscire dal fanalino di coda?
Primo: intrecciare didattica tradizionale e micro-moduli online, cosรฌ che latino e algoritmi convivano senza scontrarsi. Secondo: formare i docenti con stage trimestrali nelle aziende digitali, trasformando la formazione continua in esperienza pratica. Terzo: rendere lโIA parte degli esami di maturitร , misurando competenze reali anzichรฉ ripetizione di definizioni.
Non si tratta di utopia, bensรฌ di replicare best practice giร viste in Finlandia o Irlanda, dove partnership pubbliche e private hanno dimezzato il digital gap in cinque anni. Se lโItalia agirร con la stessa determinazione, il 51 % potrร presto diventare un 90 % fiducioso e protagonista.
Source: www.orizzontescuola.it
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