Il 14 novembre 2025, gli studenti italiani scendono in piazza: manifestazioni in oltre 30 città per rivendicare il futuro della scuola
Sirene, striscioni, slogan: il 14 novembre la scuola italiana si riversa in strada e chiede rinnovo con voce stentorea. Oltre trenta città ospiteranno cortei coordinati dall’Unione degli Studenti, decisa a trasformare la piazza in laboratorio di futuro. La data promette di incidere sul dibattito pubblico più di qualunque decreto ministeriale.
Manifestazioni del 14 novembre 2025: numeri, luoghi e obiettivi
Milano, Roma, Napoli, Palermo e Torino apriranno i cortei all’alba, seguite a ruota da Bari, Cagliari, Venezia, Firenze e Genova. Le stime parlano di oltre centomila presenze, animate da una piattaforma in sei punti che reclama fondi, edilizia sicura, partecipazione decisionale e didattica inclusiva. L’urgenza nasce da edifici vetusti, laboratori obsoleti e classi sovraffollate che gli studenti definiscono “ipoteca sul domani”.
Sei rivendicazioni cruciali per una scuola palingenetica
Al primo posto troneggia l’invocazione di un aumento strutturale degli investimenti pubblici, giudicati “anemici” dopo decenni di tagli. Seguono la stabilizzazione dei docenti e l’abolizione del precariato che, secondo gli studenti, erode la qualità didattica come una ruggine silenziosa. Chiude il pacchetto la richiesta di spazi sicuri, contrasto alle disuguaglianze economiche e diritto a una partecipazione reale nei processi decisionali scolastici.
Dalla Sicilia al Trentino: la mappa pulsante della protesta
Il movimento si espande in modo capillare: da Catania con corteo lungo via Etnea, fino a Trento dove gli studenti marceranno sul Ponte San Lorenzo. La sincronia nazionale è stata architettata grazie alla Rete degli Studenti Medi, capace di intrecciare collegamenti tra istituti distanti mille chilometri. Ogni territorio porterà in piazza specifiche criticità, dal trasporto pubblico carente nei piccoli centri alle aule bunker inagibili nelle periferie urbane.
Sfida al Ministero dell’Istruzione: fondi, governance e critiche
Il bersaglio designato rimane il Ministero dell’Istruzione, accusato di attendismo riguardo alla sicurezza degli edifici e alla gratuità dei manuali. Il ministro Giuseppe Valditara replica annunciando tavoli tecnici, ma le sigle studentesche sospettano manovre dilatorie. Nei volantini spicca la domanda provocatoria: “Può una scuola del XXI secolo sopravvivere con finestre che non si chiudono?”
Sindacati e associazioni: un fronte composito per la rinascita educativa
La mobilitazione riceve sponde inedite: Cgil Scuola e FLC Cgil plaudono all’iniziativa, mentre CISL Scuola e UIL Scuola offrono consulenza legale per chi sciopera. L’ANP (Associazione Nazionale Presidi fa appello al dialogo, invitando a non demonizzare la dirigenza. Sul versante giovanile, Studenti Per e Link Coordinamento Universitario si uniscono ai cortei, convinti che l’emergenza parta dai licei e approdi negli atenei.
Social media, meme e megafoni: un ecosistema di partecipazione
Hashtag come #RiprendiamociLaScuola e #14N rimbalzano su TikTok, catalizzando adesioni in tempo reale. Brevi video mostrano studenti che costruiscono cartelloni durante l’intervallo, trasformando l’attesa in rito comunitario. L’algoritmo amplifica il messaggio, ma la vera prova di forza si giocherà tra sampietrini, cori e tamburi quando la rete diventerà corteo fisico.
Source: edunews24.it
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