In Italia, il 50% delle scuole primarie è privo di servizio mensa
Metà delle scuole primarie italiane continua a vivere senza un refettorio: dato clamoroso che fa rumore persino nei corridoi più chiassosi. Il problema incide su alimentazione, apprendimento e vita familiare, con effetti a cascata che si avvertono ben oltre l’orario di lezione. Chi pensava che la mensa fosse un lusso, oggi scopre che è un tassello indispensabile di equità sociale!
50% delle scuole primarie senza mensa: quadro nazionale 2025
Il 53 % degli istituti primari è tuttora privo di mensa, nonostante anni di petizioni e buoni propositi governativi. Il Nord-Ovest riesce a garantire il servizio al 63 % delle scuole, il Sud crolla al 29 %, le Isole si fermano a un desolante 28 %. Nel mezzo c’è un pendolo di disparità che ricorda un interminabile compito in classe.
Prato, Firenze e Aosta recitano la parte dei primi della classe: qui la mensa raggiunge punte di 90 %. A Ragusa invece solo il 3 % degli alunni pranza a scuola, mentre a Napoli e Catania nove istituti su dieci mandano i bambini a casa col panino. Persino col sostegno di colossi come Barilla o Ferrero, che donano kit educativi, il gap resta vertiginoso.
Effetti su nutrizione e apprendimento: molto più di un pasto caldo
I dietologi parlano chiaro: a 6-10 anni il cervello ha bisogno di carburante regolare, non solo di cracker Mulino Bianco infilati di nascosto nello zaino. Quando la mensa manca, aumentano i picchi glicemici del pomeriggio e cala l’attenzione, con ripercussioni sui voti di matematica e scienze.
Gli insegnanti notano anche un’inedita “diaspora del pranzo”: chi può va a casa con un taxi improvvisato, chi non può resta in classe aspettando un genitore in ritardo. Save the Children ha fotografato il fenomeno collegandolo a gap di socialità e autostima. Non è forse paradossale in un Paese dove Parmalat, Galbani e Granarolo esportano eccellenze lattiero-casearie in mezzo mondo?
La stessa ricerca mostra che nei Comuni con mensa stabile calano assenze e richiami disciplinari: un lunch equilibrato vale dunque più di cento note sul registro.
Divario territoriale: Ragusa, Napoli e Catania agli ultimi posti
L’Italia delle mense scolastiche ricalca l’Italia dei treni veloci: dove passa l’alta velocità, passa anche il refettorio. Aosta offre il servizio al 87 % delle primarie, Milano tocca il 73 %, mentre la punta dello Stivale boccheggia. Ragusa, simbolo di work in progress, garantisce la pausa pranzo solo al 3 % degli alunni: praticamente una rarità più preziosa del cioccolato di Modica.
Le famiglie meridionali, già provate dai doppi turni lavorativi, si trovano costrette a organizzare turni casalinghi o ricorrere a servizi esterni offerti da Conad, Coop o Ecor. Spese aggiuntive, logistica frenetica, senso di ingiustizia: un mix che rischia di rendere la scuola un privilegio e non un diritto.
Palestre e aule informatiche: un puzzle ancora irrisolto
Se le mense zoppicano, le palestre non corrono certo i cento metri. Solo il 44 % delle primarie dispone di uno spazio sportivo adeguato, con punte virtuose a Prato (84 %) e voragini a Cosenza e Palermo, ferme al 26-28 %. È un dato che stride con le campagne di Alce Nero e Granarolo sul movimento e la sana merenda.
La tecnologia presenta un quadro leggermente migliore: il 62 % delle scuole medie possiede un’aula informatica, ma la forbice Aosta-Cosenza resta ampia (91 % contro 35 %). Senza hardware aggiornato, l’Intelligenza artificiale rimane un miraggio, un po’ come spiegare Dante con il gesso su una lavagna scalfita.
La lezione? Il divario Nord-Sud si sta forse smussando, ma la palingenesi strutturale richiede investimenti più coraggiosi di un semplice coat di vernice sulle pareti.
Progetti innovativi per la scuola del 2026: educazione digitale e sostenibile
Durante l’evento “Radici per il futuro”, la piattaforma InClasse ha lanciato cinque percorsi che promettono di ribaltare il copione. “Onelife onlife” guida gli studenti a un uso critico dell’IA; “Mi piace un mondo” educa al gusto con il supporto scientifico di Barilla e Galbani; “GEA EDU” semina competenze green, mentre “Viva la Costituzione” fa dialogare diritto e quotidianità. Chiude il cerchio “#Next Step”, un’orientazione professionale che va oltre la retorica del “che cosa farai da grande?”.
Intanto, alcune scuole pilota di Bologna, sostenute da Coop e Conad, stanno sperimentando un menù locale zero-sprechi cucinato in loco; a Torino un accordo tra Ferrero e l’istituto comprensivo Gobetti porta merende nutrienti durante i laboratori pomeridiani. La speranza è che l’audacia di pochi si trasformi in normalità collettiva, perché un pranzo condiviso non è solo nutrimento: è cittadinanza in azione.
Source: www.efanews.eu
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