Protesta nelle scuole martedì 4 novembre: lezioni a rischio e motivazioni dietro lo sciopero
Sospensione delle lezioni, famiglie in allarme, dirigenti alle prese con calendari ridisegnati. Martedì 4 novembre migliaia di classi italiane rischiano di restare semideserte a causa dello sciopero proclamato dal Sindacato Indipendente Scuola e Ambiente (SISA). L’astensione dal lavoro coinvolge l’intero Comparto Istruzione e Ricerca e potrebbe propagarsi a macchia d’olio dalle scuole primarie fino alle università!
Sciopero scuola 4 novembre: entità e ripercussioni nell’immediato
Lezioni annullate o ridotte, orari rimodulati e vigilanza incerta: ecco lo scenario atteso in moltissimi istituti. Secondo dati diffusi dai sindacati, l’adesione potrebbe superare il 30 % del personale, con punte più alte nelle grandi città. Il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha già invitato i dirigenti a comunicare tempestivamente eventuali disagi.
Più di un genitore ricorda lo sciopero dell’autunno scorso, quando centinaia di studenti si ritrovarono davanti a cancelli chiusi senza preavviso! Per evitare il déjà-vu, numerose scuole ricorrono a soluzioni tampone: turnazioni, didattica a distanza lampo, accorpamenti di classi.
Diritti, salari, precarietà: il cuore della protesta
L’architrave dello sciopero è la richiesta di stipendi allineati alla media europea e di un piano stabile contro il precariato cronico. Il personale ATA lamenta carichi di lavoro giudicati “insostenibili” a fronte di retribuzioni stagnanti. Sullo sfondo affiora la controversa proposta di “militarizzazione” di alcuni percorsi scolastici, duramente criticata da Cgil, Cisl Scuola e Uil Scuola.
La querelle salariale non è l’unico detonatore. Si sommano la gestione dei fondi PNRR, ritenuta labirintica, e la mancata valorizzazione della formazione continua. “Investire sui docenti significa investire sul Paese”, ribadisce la FLC CGIL, evocando dati Ocse che collocano l’Italia nelle retrovie per spesa pro capite sull’istruzione.
Lezioni garantite? Indicazioni operative per famiglie e studenti
Molti dirigenti hanno diffuso circolari che invitano le famiglie a verificare la presenza dei docenti direttamente all’ingresso, alle 8 in punto. In assenza del numero minimo di personale, le classi potranno essere fatte rientrare a casa per motivi di sicurezza! Previsti disservizi anche nei servizi di mensa e trasporto scolastico, già sfilacciati in alcune regioni.
L’Associazione Nazionale Presidi raccomanda prudenza: “Meglio controllare i canali ufficiali dell’istituto per evitare giornate perse o spostamenti inutili”. Qualcuno propone addirittura aperture pomeridiane straordinarie per recuperare ore di laboratorio, idea però giudicata “ardita” da molte segreterie oberate di burocrazia.
Il mosaico delle sigle sindacali e autonome
Oltre al promotore SISA, hanno dichiarato supporto differenti sigle: Snals, Gilda degli Insegnanti, Anief, Cobas Scuola e Usb Scuola. Le federazioni più rappresentative non sono però compatte; alcune, come la Cisl Scuola, puntano ancora al tavolo di trattativa convocato dal MIM. La pluralità di voci rende il fronte complesso ma testimonia il fermento che percorre l’istruzione italiana.
Il vicepresidente di Snals parla di “lotta epocale per il riconoscimento sociale del docente”, mentre Usb preferisce il linguaggio ruvido della piazza. Tra i corridoi si racconta che diversi insegnanti, pur iscritti a sigle differenti, abbiano deciso un’adesione congiunta, segno di una malcontento ormai palese.
Università e ricerca: effetto domino oltre le aule scolastiche
La protesta travalica la scuola e lambisce gli atenei. Ricercatori a tempo determinato denunciano fondi inadeguati e carriere bloccate, aggravate dal recente crollo parziale della Torre dei Conti che ha riacceso il dibattito sulla sicurezza nei cantieri universitari di restauro. Da Bologna a Palermo, seminari e laboratori del 4 novembre potrebbero fermarsi.
I Rettori contano su un dialogo last minute per scongiurare lo stop, ma gli studenti si stanno già organizzando con gruppi di studio autogestiti nei cortili, modello “occupazione light”. L’eco dello sciopero, dunque, permea ogni segmento dell’istruzione, dalla scuola dell’infanzia alla ricerca avanzata.
Strategie dei dirigenti scolastici e prospettive future
Molte direzioni stanno predisponendo piani di recupero che includono sabati didattici, moduli interdisciplinari e micro-progetti PCTO. Alcuni presidi temono però un “effetto domino” su open day e scrutini di dicembre, già programmati al millimetro. Se il dialogo sindacati-Governo dovesse arretrare, nuovi scioperi potrebbero materializzarsi entro la fine dell’anno scolastico.
Una certezza resta: la tensione educativa si somma alla tensione salariale. Studenti, famiglie e docenti attendono segnali concreti di inversione di rotta, desiderosi di tornare alla quotidianità laboratoriale fatta di scoperte, domande e quell’irrinunciabile profumo di gesso che accompagna ogni lezione ben riuscita.
Source: www.iltirreno.it
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