La scuola scende in campo: USB mobilita i presidi in tutta Italia contro la censura
Censurare un convegno sulla pace? ร successo davvero. E la scuola, lontana dal piegarsi, ha risposto con unโonda di presidi coordinati da USB Scuola. Il 4 novembre lโistruzione italiana si รจ trasformata in un grande laboratorio di democrazia attiva!
USB Scuola guida la protesta contro la censura accademica
Il Ministero ha stoppato โLa scuola non si arruolaโ, seminario promosso dal CESTES con oltre mille docenti iscritti. Un divieto che suona come un altolร alla libertร dโinsegnamento tutelata dagli articoli 11 e 33 della Costituzione. LโUnione Sindacale di Base ha reagito in tempo record organizzando manifestazioni davanti a prefetture e Uffici scolastici regionali.
Tra gli striscioni spiccavano citazioni di Don Milani e Rita Levi-Montalcini: memoria e ricerca camminano fianco a fianco. Il messaggio รจ netto: โMegafoni aperti, aule aperte, menti aperteโ. Chi tenta di chiudere il dibattito trova un coro di โPresente!โ difficile da ignorare.
Il convegno negato accende la miccia
Gli organizzatori volevano discutere di riarmo e cultura della guerra: niente invettive, solo analisi critica. Eppure lโaccreditamento ministeriale al CESTES รจ stato congelato, scatenando lo sdegno di accademici e studenti. Da qui lโidea di portare la discussione fuori dai palazzi: โSe non possiamo parlare in unโaula, lo faremo in piazzaโ.
La reazione non รจ rimasta isolata. Docenti in servizio, neoassunti e persino pensionati hanno firmato una petizione lampo che in poche ore ha superato le duecentomila adesioni. Un dato che fotografa la sete di confronto, non di propaganda.
Dalle aule alle piazze: presidi sincronizzati in tutta la penisola
Trenta cittร hanno risuonato di cori, tamburi e lezioni improvvisate allโaperto. A Milano il cortile di Palazzo Marino si รจ trasformato in unโaula magna spontanea; a Palermo un serpente umano ha circondato lโUfficio scolastico nonostante la pioggia battente. Napoli, Bologna e Torino hanno superato le centinaia di partecipanti, confermando un clima di mobilitazione permanente.
A Roma, sotto il MIM, cartelloni variopinti ricordavano che โla scuola non รจ casermaโ. Brevi letture di Calvino e Margherita Hack sono servite a ribadire che cultura e conflitto non devono marciare insieme. La fantasia ha sostituito gli slogan vuoti, rendendo ogni presidio una piccola lezione di educazione civica.
Racconti di piazza: suoni, cori, cartelloni
Una professoressa di Brescia ha chiesto a una studentessa di leggere lโarticolo 3 della Costituzione sul palco improvvisato di Piazza Paolo VI. Pochi metri piรน in lร , un ex alunno suonava il sax: musica e diritti si intrecciavano in una jam session inaspettata. Piccoli gesti che trasformano la protesta in pedagogia viva.
La presenza delle forze dellโordine non ha spento lโenergia. Anzi, lโha resa piรน vibrante: canti partigiani, poesie di Hikmet, perfino una mini-lezione di storia della Palestina. A fine giornata, le piazze hanno restituito lo stesso verdetto: lโeducazione alla pace รจ materia obbligatoria, non opzionale.
Una rete corale: sindacati, presidi, studenti e genitori insieme
La mobilitazione ha riunito sigle spesso distanti. Flc Cgil, Cisl Scuola, UIL Scuola, Cobas Scuola, Gilda degli Insegnanti e ANIEF hanno applaudito lโiniziativa lanciando note di sostegno. Perfino lโANP Associazione Nazionale Presidi ha espresso โpreoccupazione per un clima censorio incompatibile con la missione educativaโ.
Sul fronte giovanile, la Rete degli Studenti Medi e il Link Coordinamento Universitario hanno portato cartelli creativi e flash mob ironici. La convergenza intergenerazionale ha stupito molti osservatori, ma non chi vive la scuola ogni giorno: quando la libertร di parola vacilla, la comunitร scolastica diventa un sol corpo.
La Costituzione sullo sfondo
Lโarticolo 11, che ripudia la guerra, รจ stato citato come bussola morale dellโiniziativa. Ricordarlo il 4 novembre, festa delle Forze armate, รจ parso a molti un atto di educazione civica piรน che di provocazione. In un Paese che ambisce a formare cittadini critici, la censura risulta anacronistica.
Lโagenda รจ giร fitta: assemblea nazionale il 10 novembre, sciopero studentesco il 14 e sciopero generale il 28, culminando nella manifestazione di Roma il 29. Nel frattempo, la petizione online viaggia veloce: chi crede in una scuola libera puรฒ ancora firmare e passare parola. Perchรฉ, come recitava uno striscione a Firenze, โla vera lezione comincia quando termina la campanellaโ.
Source: www.scuolalink.it
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